I Bronzi di Riace
La Storia
I Bronzi di Riace sono due statue di bronzo realizzate intorno al V secolo a.C. e ritrovate presso la località calabrese di Riace, in un eccezionale stato di conservazione. Le due opere rappresentano uno degli esempi più famosi di arte greca nel Mediterraneo. Ad oggi i due bronzi sono esposti al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dove sono tornate nel dicembre 2013, dopo il restauro del museo.
Fu un fotografo subacqueo, Stefano Mariottini, a scoprire le due statue depositate sul fondo del mar Ionio. Era il 16 agosto 1972 e Stefano stava facendo un’immersione al largo della costa di Riace, paesino in provincia di Reggio Calabria e ad un tratto si accorse che a circa 8 metri di profondità qualcosa di simile ad un braccio affiorava dal fondale. Le autorità, allertate, si misero al lavoro e recuperarono le due statue che sarebbero diventate il simbolo della città di Reggio Calabria. Dopo il recupero le due statue vennero inviate a Firenze per il restauro, che durò ben cinque anni, dal 1975 al 1980: questo, però, non fu che il primo di una serie di ritocchi che nel tempo hanno riportato i bronzi alla loro originaria bellezza.
Le due sculture bronzee, chiamate A e B, rappresentano un guerriero oplita (un soldato di fanteria) e un re guerriero: sono alte 1,98 e 1,97 metri e pesano 160 kg ciascuna. Entrambe raffigurano due uomini totalmente nudi, con capelli ricci e barba, corpi atletici dai muscoli ben definiti, hanno il braccio sinistro piegato e il destro disteso lungo il fianco. Entrambe le statue indossavano quasi certamente un elmo sulla testa, avevano una lancia o una spada nella mano destra e uno scudo sul braccio sinistro, elementi che, però, sono andati persi. Le due statue sono di bronzo, poco spesso, tranne alcuni particolari: sono in argento i denti della statua A. In rame sono stati realizzati i capezzoli, le labbra e le ciglia di entrambe le statue. Le somiglianze tra le due statue sono talmente evidenti da rendere sicura la loro ideazione e realizzazione da parte di un medesimo maestro. Secondo le ipotesi degli studiosi, i due bronzi erano stati probabilmente gettati in mare durante una burrasca, per alleggerire la nave che li trasportava (forse si trovavano sulla nave perché dovevano essere trasferite in altro luogo), ma potrebbero anche essere andati a fondo insieme alla nave.