Bernardino Telesio
Bernardino Telesio, nacque a Cosenza nel 1509 e sempre a Cosenza morì nel 1588, visse una vita tranquilla vagando tra diverse corti italiane.
Ricevette un’educazione umanistica dallo zio Antonio Telesio che seguì prima a Milano e poi a Roma durante il “Sacco di Roma”.
Divenne dottore a Padova nel 1535. Nel 1565 pubblicò a Napoli i primi due libri dell’opera “La Natura” secondo i propri principi, tre anni prima di morire concluse tutti e nove i libri di cui l’opera si compone.
Dopo la morte del filosofo tutte le sue opere furono messe all’indice e le sue idee considerate eretiche anche se papa Gregorio XIII lo avesse invitato a Roma per esporgli le sue teorie.
Telesio, pur negando le dottrine magiche ha con queste in comune la convinzione che nella natura tutto è vivo. Egli voleva spiegare il mondo riducendo la natura a tre semplici principi basilari: le leggi immanenti.
I principi di tutte le cose per Telesio erano la materia, vista come passiva, e il contrasto netto fra due opposti, caldo e freddo, elementi dinamici e sempre in contrapposizione.
Secondo Telesioe tutte le cose hanno un’anima e sono capaci di percepire, di reagire agli stimoli dell’ambiente esterno.
L’uomo è un essere animale, quindi parte integrante della natura, è una sua creatura.
L’anima umana consente di scoprire i misteri dell’universo perché è la sede dei sensi, per cui va da sé pensare che per Telesio fosse importante la “conservazione dello spirito vitale”.
Per Telesio la virtù è una condizione necessaria alla conservazione della propria esistenza. Siccome le passioni ci spingono verso scelte sbagliate, esse comportano anche piaceri sbagliati o superficiali, che dilaniano l’anima e impediscono all’uomo di raggiungere il bene supremo e quindi elevarsi a Dio.
Per Telesio il libero arbitrio non esiste e perciò l’uomo non agisce in base a delle leggi o regole precise. Il compito del filosofo è, dunque, quello di descrivere le cause di un determinato comportamento.
Inoltre per lui bene e male sono conseguenze della reazione dell’anima a certi eventi e hanno un fondamento naturale. Sulla base di questo fatto, è chiaro il motivo per cui l’uomo tende per natura a cercare il piacere e fuggire dal dolore, senza un motivo ideologico preciso.
Telesio trascorse gli ultimi anni della sua vita a Cosenza dove, dopo la morte di Aulo Giano Parrasio (1534), si era dedicato allo sviluppo degli studi filosofici-scientifici della locale accademia che da lui prenderà il nome di Accademia “telesiana”.
Ormai famoso tra gli studiosi del tempo morì a Cosenza nel 1588, rimpianto dai suoi discepoli che si adoperavano per la diffusione del suo pensiero, contrastato dal Sant’Uffizio.
Bernardino Telesio fu definito “uno degli uomini nuovi” per l’importanza che diede ai metodi empirici nella conoscenza. Anche se la formazione del filosofo avvenne prevalente mente lontano dalla sua città natale, Cosenza, egli fu molto apprezzato nell’Accademia Cosentina fondata da Aulo Giano Parrasio tanto che, come detto, la stessa venne poi denominata “Accademia Telesiana”.
Ed è lo stesso filosofo a manifestare il proprio trasporto d’amore verso la città pronunciando parole importanti e dicendo “la mia diletta città potrebbe fare a meno di me, ma sono io che non posso fare a meno di Lei che mi scorre nelle vene e amo”.
A memoria del filosofo, la città ha intitolato proprio a lui il Liceo più antico, inoltre, in piazza XX settembre è ubicata la statua del filosofo che lo raffigura in posizione seduta, con un libro sulle gambe, in atteggiamento meditativo, ai lati della stessa sono incisi due bassorilievi: “L’arresto di Telesio giovane” e “Telesio che insegna la sua filosofia”.